Evviva! Ci sono voluti "solo" 88 giorni di trattative, in un susseguirsi di colpi di scena, per creare il nuovo governo - un'inaspettata coalizione tra il Movimento 5 Stelle e la Lega che hanno poco in comune se non lo spirito (la retorica?) "anti-sistema" e "anti-europeista". È per questo che, prima di dare il via alla coalizione, i due partiti hanno firmato un programma di governo dal quale si capisce da subito che il nuovo governo sarà in rotta di collisione con l'Europa. Infatti il programma, tra gli obbiettivi proposti, prevede l'adozione della flat tax, auspicata dalla Lega; del reddito di cittadinanza (anche se in misura ridotta rispetto ad un vero e proprio reddito di cittadinanza come discusso nel recente e popolarissimo libro di Rutger Bregman Utopia for Realists: How We Can Build the Ideal World e molto più simile agli unemployment benefits che abbiamo in Australia), auspicata dal Movimento 5 Stelle; e l'abolizione o la modifica della legge Fornero (la riforma al sistema delle pensioni del 2011 il cui scopo era di ridurre le spese pensionistiche), auspicata da entrambi i partiti. Il costo di queste proposte, tra mancati introiti per lo stato e ulteriori spese sarà molto alto, quindi come farà il governo a finanziarle se non chiedendo all'Europa di permettere all'Italia di indebitarsi ancora di più? La scommessa della Lega e dei 5 Stelle è che, giocando duro soprattutto lì dove l'Europa mostra le sue incompetenze e fragilità, riusciranno a ottenere concessioni di rilievo da parte dell'Europa. E, in effetti, il gioco è cominciato da subito partendo dal fronte dei migranti con il divieto, il 9 giugno, da parte di Salvini, il neo-ministro degli interni, di far sbarcare in Italia una nave, l'Aquarius, con oltre 600 migranti, tra cui bambini e donne incinte. La decisione ha creato un putiferio in Italia ("Salvini gioca sulla pelle dei migranti") e in Europa, soprattutto in Francia ("Italia cinica e irresponsabile"). Nello stesso giorno però sbarcavano in Italia altre due navi con rispettivamente circa 400 e 230 migranti. È chiaro che, almeno per il momento, stiamo parlando di un gesto simbolico (ripetuto qualche giorno dopo e che indubbiamente si ripeterà ancora) che però ha avuto un grosso effetto in Europa tanto che il tema dei migranti ha dominato il recente summit del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno conclusasi con numerose dichiarazioni di intenti ma poco di fatto.
Infatti, ciò che lascia perplessi è l'incapacità dell'Unione europea, così com'è, di trovare l'accordo tra i propri membri su tutta una serie di questioni importantissime, di intervenire in maniera risolutiva per risolvere problemi che già ci sono (i migranti; il conflitto in Siria; la crisi in Libia; le varie guerre civili in Africa; la salvaguardia dell'ambiente e del patrimonio artistico; la crescita asfittica dell'economia europea; la disoccupazione; il lavoro precario; i tagli di spesa sui servizi pubblici; il debito pubblico; la criminalità organizzata; la giustizia troppo lenta, almeno in Italia; lo strapotere delle multinazionali e del settore finanziario; i paradisi fiscali; la disuguaglianza eccessiva), di adottare misure per prevenire problemi che già appaiono sull'orizzonte (il cambiamento climatico; l'impatto della sempre crescente automazione; l'invecchiamento della popolazione), per non parlare poi di una completa mancanza di visione per l'Europa: il neoliberismo è agli sgoccioli, con che cosa verrà sostituito?; come vogliamo che sia l'Europa fra 50 o 100 anni? Gli unici a proporre visioni del futuro sono i vari Elon Musk, Jeff Bezos, Mark Zuckerberg, del mondo. Per quale motivo stiamo affidando il nostro futuro a persone così? Quindi, come si fa a dare torto a coloro che hanno votato per i partiti "anti-sistema" e "anti-europeisti"? È assolutamente tragico però che a farne le spese siano proprio i più deboli, quelli stipati all'inverosimile su gommoni nel mezzo di un Mediterraneo che, per secoli, è stato via di comunicazione tra popoli, ora ridotto a confine, presto armato, e cimitero. |
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December 2020
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